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  • Martin

Un’atleta al Lavaredo Ultra Trail (120km, 5800m+) – Simone - Un tributo a Cico


Cosa fai quando una notizia brutta ti raggiunge a solo due ore prima della partenza di una gara sognata, che stai preparando di oltre 6 mesi, per il quale hai sudato e fatto sacrifici? Questo è stato il dilemma che Simone ha dovuto affrontare poco prima della via del LUT nel centro di Cortina. Il suo cagnone, un magnifico esemplare di Leonberger, è malato da tempo. Forse l’eccessivo caldo di quest’anno l’ha stroncato anzitempo. E questa la brutta notizia che raggiunge Simone mentre si prepara ad affrontare la gara dell’anno.

“Un paio d’ore prima della partenza ricevo una telefonata che avrei voluto non ricevere e comincio a pensare che forse, quella che per mesi e mesi è stato il obiettivo principale, sta diventando di secondaria importanza… vorrei tornarmene a casa e lasciare perdere!”

Ma Simone nonostante il cuore pesante decide di partire lo stesso;

“…………..l’idea è quella di farmi un giro, senza pretese, magari arrivare a vedere le Tre Cime e tornare a Cortina a vedermi gli arrivi della “corta” con una bella birra in mano.”

Conosco Simone da un paio di anni. Quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, ho trovato un ragazzo umile, pronto ad ascoltare, attento ai dettagli ma poco conscio delle sue possibilità da runner. Era poco che correva e gli allenamenti fino a quel momento sono stati condotti un pò a caso e un po’ a sentimento. Dopo poco tempo in cui siamo dati un filino più di struttura alla tabella di allenamento, mi ha sorpreso con un nuovo PB in una mezza maratona su strada – una gara che non avevamo neanche preparato e al quale aveva deciso di partecipare all’ultimo momento e senza qualsiasi velleità agonistica. Il 2016 è stato un susseguirsi di sorprese;

“…….ieri sera prestazione al vertical di cui sono più che soddisfatto!! 20° su 110 partecipanti e con nomi di tutto rispetto tra i primi!”

“Domenica mi sono reso conto di andare bene, dalle facce che mi correvano atttorno, facce che ero abituato a vedere su facebook a mostrare le foto sul podio di categoria....

​ ​Trail della Filigrana 13° su 160 partecipanti​ ??? da non credere!

Passare dalla metà classifica degli scorsi anni

​fino​ ad essere alle calcagna​ dei primi dieci direi che è qualcosa di incredibile.”

L’obiettivo della stagione era l’UTLO 90km, la prima vera ultra per Simone. Essendo la prima gara cosi lunga l’approccio “……….è stata caratterizzata dal timore reverenziale verso distanza e dislivello…i 90km ma soprattutto i 5850m D+ mi davano qualche pensierino…prima della partenza.”

Nonostante qualche piccolo errore dovuto più che altro all’inesperienza non ci sono stati grossi problemi e Simone ha chiuso in 18h 44’, più o meno a metà classifica. Nei giorni seguenti mi scrive;

“……..a parte l’indolenzimento ai quadricipiti non ho accusato nessun tipo di dolore o affaticamento. Devo dire che avrei potuto sicuramente dare molto di più, ma credo che alla prima esperienza forse sia andata anche bene così. Tirando di più avrei magari rischiato di “bruciarmi” e avere un brutto ricordo di quella che invece è stata una magnifica esperienza, che non mancherò di ripetere.

Adesso sono pronto e motivato per affrontare i mesi di allenamenti invernali, magari meno stimolanti, ma con la consapevolezza di quanto possano ripagare nella prossima stagione.

Intanto ho buttato lì una pre-iscrizione alla LUT 2017 e chissà che magari ci scappa il regalone per i miei quarant’anni…”

E quindi siamo arrivati alla stagione 2017 e la LUT.

Durante il period invernale Simone ha seguito un percorso di MAF (Maximum Aerobic Function) a cui abbiamo aggiunto qualche sessione di Rolling Heart Rhythm (RHR). Un allenamento molto utile per alzare il battito cardiac per brevi periodi e seguenti abbasamento verso il bpm iniziale. Questo allenamento stimola l’elasticità della frequenza cardiac ma non è stressante per il fisico come potrebbero essere allenamenti di ripetute o “tempo run”.

Al seguito gli allenamenti sono diventati più specifici concentrati sullo sviluppo di velocità e potenza. Le gare più significative sono state Trail del Marchesato chiuso in 5h 34’ – “…….soddisfatto per le sensazioni davvero confortanti” , e la Maremontana 60km (53°/185 in 9h 28’) dove il lavoro in salita si fa vedere;

“In salita mi difendo alla grande, tanto che mi accorgo di tenere bene il passo di Yulia Baycova.”

Purtroppo soffre in discesa, anche a causa di dolori ai ginocchi.

La terza gara della stagione è la Rensen che Simone trova “….all’altezza della sua fama, dura e tecnica”. Comunque riesce a terminare in 34° posizione su 144 partiti in 8h 12’.

Siamo a Cortina. La decisione di partire è stato preso. Lascio a lui raccontare la gara ma vorrei attirare l’attenzione della progressione di Simone in termini di posizione – da 1104° al primo rilevamento fino

al 416° a Cortina:-

"Partiti!

Primo tratto di asfalto che conduce alla prima salita su sentiero.

Caldo umido e sensazioni non buone.

Primi km di sofferenza, ci metto sempre un po’ a carburare, ma questa volta la testa va per conto suo e non riesco proprio ad entrare in gara. Il “che diavolo ci sto a fare qui” mi rimbomba in testa senza possibilità di uscirne.

Primo tratto nella calca di gente e la prima salita è uno spettacolare, lungo serpentone luminoso che ci porta dai 1200m di Cortina a circa 1800m.

Mi ritrovo faccia a faccia con Fabietto. Incredibile! Dopo la partenza pensavo che fosse davvero impossibile ritrovarci. E invece, eccoci qua.

Facciamo assieme la prima salita e la successiva ripida discesa dove recuperiamo qualche posizione. Qualche chiacchera con il ritrovato amico nel tratto pianeggiante prima di Ospitale e già mi sento meglio.

Ospitale (km 17,9km - 1473m – pos.1104 - ore01:46)

Raggiungiamo il primo ristoro, riesco giusto a rabboccare le borracce dalla calca di gente che c’è.

Riparto con calma mentre Fabietto si concede qualche minuto di più.

Nel frattempo si risale fino a 2100 di Forcella Son Forca per poi ridiscendere al passo Tre Croci.

Cerco di concentrarmi sul mangia e bevi e di andare avanti.

Check Point Passo Tre Croci (km 27,8km - 1820m – pos.1013 - ore03:23)

Una lunga discesa ci porta fino a Federavecchia e al secondo ristoro.

Mi limito al solito rabbocco borracce, ad una cola ,un pezzo di cioccolato e riparto

Federavecchia (km 33,9 - 1382m – pos.973 - ore04:09)

Il sentiero risale nuovamente per poi spianare verso il lago di Misurina, dove comincia ad albeggiare e dove cominciamo a realizzare dove siamo...in Paradiso!

Misurina (km 42,4 - 1761m - pos.873 - ore5:54)

Comincia a fare giorno e le cose sembrerebbero cominciare a girare meglio, ma il momento buono ha vita breve, perché subito dopo il tratto in falso piano a costeggiare il lago, ci aspetta la salita che ci porterà al Rifugio Auronzo.

Rifugio Auronzo (km 49,2 - 2326m – pos.789 - ore 07:32)

Salita impegnativa, il plotone si screma un po’, ma al rifugio c’è comunque il pienone.

Minestrina, cola e crostata (sarà il mio menù di giornata) mi rigenerano e sono come nuovo.

Alla ripartenza giusto qualche tempo per mandar giù tutto quello che ho ingurgitato e riparto bene con testa e gambe che finalmente rispondono. Una breve salita con l’aria frizzante dei 2350m di quota ci porta alle tanto attese tre cime. Davvero una grande emozione, uno spettacolo della natura!

Che si fa?? ormai ci siamo… andiamo avanti!

Prossimo obiettivo la base vita di Cimabanche, dove potrò cambiarmi, tirare un attimo le somme sulle mie condizioni (non solo fisiche) e capire che fare.

Vado giù bene nella lunga discesa che ci porterà a Landro, (nonostante la discesa non sia proprio il mio forte) e recupero qualche posizione.

La lunga discesa, lascia il posto a un lungo tratto in falso piano su larga e sassosa carraia, dove con un buon passo si potrebbe fare la differenza… mi limito a trotterellare. Il caldo comincia a farsi sentire e la strada è ancora lunga. In questo tratto comincio a pensare come organizzarmi a Cimabanche, evitando gli errori della UTLO e perdere meno tempo e energie possibile.

Cimabanche (km 67 - 1500m - pos.729 - ore 10:07).

Rabboccate le borracce, doppia razione di minestrina, frutta secca, cola e crostata.

Recupero la sacca e mi accomodo sul prato in disparte.

Il cambio sarebbe stato da decidere sul momento in base al meteo previsto; bel casino… il meteo prevede caldo torrido con possibili temporali nel pomeriggio proprio mentre dovrei cominciare il tratto in quota. OK maglietta smanicata e poi si vedrà..

Le mie pantofoline (Altra superior 3.0) si stanno comportando molto bene, ma decido di cambiarle con le più morbidose Lone Peak. Un po’ di materiale in più, sotto potrebbe fare comodo sul finale, dove il ghiaione potrebbe cominciare a farsi sentire. Qua i sentieri sono principalmente ghiaiosi e a lungo andare la cosa potrebbe dare noie.

Riparto dalla base vita ben rifocillato, ma l’effetto benessere (anche qua), durerà ben poco. Già nel seguente e breve tratto corribile, il caldo comincia a schiacciare parecchio e la salita seguente a Forcella Lerosa, sarà davvero tosta.

Sono bello bollito, ma nella via crucis dei 500m di salita a Forcella Lerosa, non sembro essere il solo. In parecchi lungo la salita si fermano, cerco di diminuire l’andatura, ma cerco di andare avanti.

Seguo un paio di montanari vecchio stile, che incuranti del caldo e della fatica continuano a sbacchettare alla grande… mi ci mollano.

Malga Ra Stua (km 76,4 - 1705m - pos.642 – ore 12:17)

Solito menù e ripartenza con l’avviso dei volontari che in alto potrebbero esserci temporali.

Scendiamo ma con la prospettiva di risalire e parecchio.

Lungo il percorso ci sono parecchie persone pronte a incoraggiarci, il che fa sempre piacere. Una coppia si è organizzata e fa da spola con delle bottiglie da una fonte per rinfrescarci e farci rabboccare le borracce.

La prima parte su sentiero scorre veloce, mi sento bene e mi godo il momento. Una gran vista su questa sorta di canyon che però non promette nulla di buono…

In lontananza si riesce a vedere chi ci precede arrancare sul sentiero verticale in mezzo a due imponenti torrioni. Che ci sarà da soffrire è fuor di dubbio. E’ il primo punto esclamativo sul road book!

Questa è la Val Travenanzes! Di cui avevo già sentito parlare che parte come un bel single track lungo un vallone in salita che di tanto in tanto è attraversato da corsi d’acqua rigerneranti.

Una cascata che nebulizza acqua fresca è una manna e li per li credo sia un miraggio.

Salendo il sentiero diventa un largo Canyon che col sole a picco diventa davvero un inferno.

Paradossalmente attraverso uno dei momenti migliori di giornata e riesco a trotterellare bene anche nel sassoso letto del fiume che da li a breve guaderemo per poi risalire a Malga Travenanzes.

Addirittura parecchi in difficoltà, fermi mi incitano vedendomi in un stato di grazia.

Malga Travenanzes (km 89,5 - 1986m - pos.574 – ore 14:57)

Arrivato a Malga Travenanzes, non chiederei altro che un bicchiere di cola, ma purtoppo il mio desiderio non sarà realizzato, solo acqua e thè.

Riparto dal ristoro ancora messo bene, ma poco prima di Col dei Bos un cartello a lato del sentiero che segna i 90km mi fa realizzare che i km percorsi sono almeno 7-8 in meno rispetto a quanto pensassi.

La testa non sembrerebbe voler accettare la cosa e la salita a col dei Bos sarà dura! Forse più di testa che di gambe, ma me la ricorderò per essere stato il tratto di maggior sofferenza. Anche la successiva corribilissima discesa verso col gallina diventerà uno dei tratti in cui soffrirò maggiormente.

Col Gallina (96,5km - 2057m - pos.531 – ore 16:35)

Qua devo cercare di recuperare testa e gambe perché adesso comincia la parte forse più dura.

Il temporale sembra alle porte e il percorso prevede la salita al rifugio Averau e Giau (con altro punto esclamativo segnato sulla mappa)

La minestrina mi rimette in sesto e dopo una breve stiracchiata sul prato, si riparte… con davanti, in bella vista la salita all’Averau…

Sono per la prima volta alla soglia del traguardo psicologico dei 100km e voglio raggiungerlo, il resto si vedrà. Se ho intenzione di proseguire devo farlo in fretta, il tempo non promette nulla di buono. Mi accodo ad un paio di ragazzi.

Subito dopo il rifugio un bel tratto di single track su terra battuta mi porta a correre bene, supero una coppia in pieno stato di grazia, per fortuna il peggio, per ora, sembra passato… neanche cinque passi e mi ritrovo faccia a terra… mapporc!

Mi rialzo subito, per fortuna non mi sono fatto niente, solo una figuraccia. mi dicono che che sto andando bene e che se “ci do un a botta” potrei riuscire a schivarmi il temporale.

Sulla salita all’Averau supero un bel po’ di ragazzi, vado bene, al mio passo ma costante. Ora la testa è concentrata sul temporalone in arrivo e sul traguardo personale dei 100km.

Rifugio Averau (km100,5 – 2419m - pos.444 – ore 17:45)

Appena prima del rifugio si scatena il putiferio: vento forte, pioggia e nebbia fitta. Devo fermarmi e mettere la termica leggera. Riparto con un paio di ragazzi e mi avventuro nella nebbia.

Nella discesa seguente il temporale cessa e la temperatura ricomincia a salire, ma le gambe sembrano avere accusato e non posso fare altro che alternare tatti di corsa a cammino nella lunga e sassosa carrabile seguente. Ben presto un bel single track prende il posto della carraia che mi ridà ispirazione e voglia di correre, quando ad un certo punto sono costretto a fermarmi perché c’è una deliziosa fanciulla nel bel mezzo del sentiero che in tutta tranquillità si è accucciata a fare pipì…

L’episodio mi fa sorridere, se non altro per il fatto che, mi è parsa più infastidita dal fatto che l’avessi raggiuta piuttosto che l’abbia vista in quella situazione.

Anche questo è Trail…diventiamo tutti più semplici, veri ed umani.

Con la fanciulla raggiungiamo un’altura con vista aperta su una vallata tagliata dal sentiero che dovremo affrontare, lo seguo con sguardo fino all’attacco di un muro verticale dove si vedono dei puntini salire... ecco Forcella Giau, il secondo punto esclamativo del road book!!

Un bel muro, da affrontare dopo più di 100km nelle gambe. In tanti si fermano, è davvero dura, ma lo è per tutti, in molti si piantano letteralmente e non vanno più avanti. Proviamo ad incoraggiarci un po’ a vicenda.

Devo cercare di proseguire a testa bassa, passo dopo passo.

Arrivo in cima, sfinito ma soddisfatto, mi allungo un po’ e riparto

Forcella Giau (km 103,9 - 2243m - pos.463 – ore 18:30)

Raggiunta Forcella Giau una discesa e salita su sfasciume che conduce al Check Point di Mondeval

Check point Mondeval (km107,7 - 2249m - pos.434 - ore 20:32)

Dopodiché una lunga, infinita carrabile ghiaiosa che ci porterà all’ultimo ristoro, dove riesco a corricchiare ma niente di più.

Rifugio Croda da Lago (km 111,6 - 2070m - pos.429 - ore 20:06)

A questo punto un grande cartello ci avvisa che mancano 10km e saranno di quasi totale discesa.. sembra facile, ma non lo sarà!

Check point Lago D’ajal (km 116,9 1340m pos.410 ore 20:57)

Arrivo al Check point Lago d’Ajal, in compagnia di un ragazzo inglese con cui faremo un lungo tira e molla nell’ultimo tratto di gara. In piena trans agonistica, pensiamo addirittura ad un arrivo allo sprint finale… che ben presto scemerà.

Scambio due parole con un ragazzo italiano che però devo salutare… mi scuso, ma gli ultimi metri vorrei farli in solitudine, vorrei dedicarli ad un paio di cosette personali…

Arrivo Cortina (km 120 - 1221m - pos.416 - ore 21:25)

22h24’55” passo medio Arriveremo in 1066 su 1678 partenti con 612 ritirati (36,5%)

Attraversare C.so Italia tra gli applausi e l’incitamento della gente, i bimbi che chiedono il “cinque” e l’ultimo “cinque” dato a Fagi a pochi metri dal traguardo, sono una grandissima emozione, scende una lacrima!

E chi lo avrebbe mai detto, sono tornato a Cortina dopo una notte e un giorno intero su e giù per i monti!

Volendo tirare le somme, devo dire che sul piano fisico non ho avuto nessun problema, si forse un paio di momenti “difficili”, (forse più di testa che di gambe) ma niente di più . Volendo, e col senno di poi, avrei forse potuto spingere un po’ di più, ma era la prima volta che andavo oltre gli 80-90 km, e l’obiettivo principale era arrivare in fondo.

Gli allenamenti invernali MAF credo abbiano creato un’ottima base che mi ha permesso di arrivare al traguardo in condizioni più che buone.

Anche a distanza di giorni, devo dire che non ho accusato problemi particolari.

Solo fino a qualche anno fa, per me il solo fatto di arrivare alla partenza di una gara del genere in buone condizioni fisiche sarebbe stato un sogno, impensabile portarla in fondo!

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